piatto di vetro. Ci mette la torta. Poi tira fuori dal cassetto un coltello. E ripensa a Flavio. A lui con un'altra. E non sente niente. E si dispiace ancora di più. Inizia a mangiare una fetta da sola. Come una bambina con le dita dentro al cioccolato dolce, ancora caldo di forno. E le sue lacrime scendono giù salate, quasi a contrasto, ma anche loro malinconicamente calde.


Ventisei


Serata romana. Le strade sono quasi vuote. Merito dell'ora di cena. Si viaggia bene. Alex guida con calma, è in perfetto orario. Il pomeriggio è passato senza sorprese. O altre novità. Ore 21.30. Alex posteggia la macchina, si sporge verso il sedile vicino per vedere se è arrivato al civico giusto, quello che Niki ha scritto nel messaggino. Sì. Eccolo qui, via della Balduina, 138. E infatti sopra c'è ben illuminata la scritta "Ristorante". Che strano però, c'è poca gente, non è un'inaugurazione vera e propria. Boh. Forse arriveranno più tardi. Alex scende dalla macchina ed entra nel locale. Eccola a un tavolino. Seduta per conto suo che sfoglia il menu c'è Niki. È serena, tranquilla, con la mano sinistra tamburella sul tavolo, con l'altra tiene aperto il menu e legge curiosa le specialità del posto. Alex ha un unico pensiero: com'è bella! E tutto questo cancella qualsiasi dubbio.

La raggiunge e si siede al tavolo. "Eccomi, amore." Le dà un bacio leggero sulle labbra. "Ho fatto prima che potevo…"

Niki sorride e alza le spalle. "Hai fatto benissimo. Va bene così."

Alex apre il tovagliolo e se lo sistema sulle gambe. Poi si guarda intorno. "Ma c'è poca gente… Devono ancora arrivare?"

Niki sorride. "No… Non credo…"

"Ah…" Alex osserva meglio il locale. Non gli sembra particolarmente nuovo. È carino, caldo, accogliente, semplice, ma è come se fosse aperto da molto tempo. In fondo alla sala c'è il proprietario. E seduto alla cassa, un tipo cicciotto, dalla faccia paciosa, senza capelli e con gli occhiali da vista calati sul naso. Sta controllando qualcosa con la penna e sembra distratto, annoiato. Tutto meno che un tipo adrenalinico alle prese con l'inaugurazione del suo nuovo locale e ancor meno un possibile amico di Niki. Alex guarda meglio in fondo al locale. C'è davvero poca gente. Le cose non tornano. Poi incrocia gli occhi di Niki.

"C'è qualcosa che non ti quadra, vero?"

Alex sorride curioso. "Sì, in effetti… Non mi sembra un locale… prima dell'inaugurazione…."

"Infatti." Niki apre di nuovo il menu e lo tira su, per nascondersi dietro, oppure come se volesse leggere meglio la lista dei piatti per ordinare qualcosa. Poi si sporge da sopra e gli sorride. "Ti ho detto una bugia. Non c'è nessuna inaugurazione…"

"Ah." Alex capisce che la situazione si fa seria. Alza anche lui il menu cercando di nascondersi.

Niki allunga la mano e glielo abbassa mettendo di nuovo il suo viso allo scoperto. "Ah, ho detto anche un'altra bugia, il proprietario non è un mio amico…"

Alex butta un altro sguardo al signore seduto alla cassa. Gli sembra ancora più grasso, più anziano e annoiato di prima. Poi sorride un po'"imbarazzato. "Ah ah… E certo…" E rialza il menu come se la situazione fosse assolutamente normale.

Niki si sporge un'altra volta e glielo riabbassa. Alex sa che non può più scappare. Niki gli sorride di nuovo. Questa volta con fare falso. "Vuoi forse sapere perche ho scelto questo posto?"

Alex annuisce cercando di sembrare tranquillo, ma è drammaticamente preoccupato. "Sì, certo…" E in un attimo ripensa a tutto. Raffaella mi ha mentito: sono super amiche. Anzi, Niki ha parlato con Leonardo e si sono messi d'accordo, l'ha fatta mettere apposta nel mio ufficio. Anzi no. Niki è incinta e forse il bambino è mio. E poi non sa più dove cercare all'interno della sua mente e va indietro nel tempo, scava, ipotizza, pensa, riflette. Non ci posso credere. Ha incontrato Elena e chissà lei cosa si è inventata. Oppure non l'ha incontrata ma crede che io l'abbia rivista. E questo suo volteggiare tra ricordi, illazioni, supposizioni e paura piano piano lo strema, fino a quando Niki gli sorride un'ultima volta mostrandogli il menu. "Ma non ti dice nulla questo posto?"

E Alex legge per la prima volta il nome del ristorante. Il Chiodo Fisso. Poi si guarda in giro. Alcune persone mangiano e chiacchierano tranquillamente, il proprietario è sempre alla cassa e ora, forse per una strana circostanza, alza lo sguardo e dà un'occhiata tra i tavoli. Incrocia Alex e gli sorride. In maniera troppo gentile forse? Vuole dire qualcosa, è un segno, un accenno, un codice segreto? No. Non ci posso credere! Ma che, è un locale per scambisti? Alex osserva meglio. C'è anche una famiglia con tanto di figli e suocera. E in una frazione di secondo vede per l'ennesima volta i suoi amici vestiti da avvocati che si sbellicano dalle risate e si mettono le mani tra i capelli. No. Decide di non dar vita a questo suo ultimo pensiero assurdo, vergognandosene. "Tesoro, scusa… ma proprio non capisco."

Niki fa una faccia terribilmente seria. "Lo immaginavo…" Poi torna a sorridere divertita. "Ti ho portato…" si china, prende qualcosa dalla borsa sotto al tavolo e glielo poggia davanti, "un regalo! Tieni…".

"Per me?"

"E per chi sennò… Aprilo…"

"Ma, amore…" E il cervello di Alex fugge di nuovo in tutte le direzioni. Ma perché, che giorno è oggi? È quando ci siamo conosciuti? Quando ci siamo messi insieme, la prima volta che abbiamo fatto l'amore? Quando siamo andati a Parigi? Quando ci siamo lasciati? Ma non gli viene in mente nessuna connessione. Meno che mai dopo che ha scartato il pacchetto. Un dvd… lo guarda, rigirandoselo tra le mani. James Bond… che punta la sua pistola circondato da donne bellissime. Per un attimo di nuovo l'ombra di Raffaella. "Ehm…" Alex non sa più veramente cosa pensare. "Non capisco…"

"Non capisci, eh… Qual è il titolo?!"

Alex lo legge. La spia che mi amava.

Niki gli sorride. "E tu mi ami, vero, Alex?"

"Certo… Che domande fai, Niki, lo sai no?"

"Certo… Ma forse pensi di fare il remake di questo film… come spia?" E all'improvviso Niki cambia tono. Severa. Dura. Inquieta. "Che ci facevi oggi all'università? Perché mi seguivi? Perché mi spiavi? Cos'è questo…"chiodo fisso"?" dice mostrandogli il menu. "Si può sapere che t'ha preso?"

"Io veramente…" E in un attimo Alex capisce che è perduto, si sente uno dei protagonisti dei migliori cartoni animati visti da piccolo. D'un tratto si ritrova sospeso nel vuoto e poi precipita proprio come Willy il Coyote nei suoi vani tentativi di prendere Bip Bip, o come gatto Silvestro mentre scivola sul ghiaccio verso il dirupo cercando di frenare con gli artigli e Titti gli svolazza intorno ridendo, o meglio ancora, come Tom quando insegue Jerry e finisce la sua corsa contro un muro mentre Jerry si infila nella sua tana poco più sotto. Insomma, un disastro di cartone animato: Alex, l'orsetto perduto.

E così di colpo le sue guance avvampano. "Io veramente…"

"Forse volevi soltanto assistere a una lezione, capire com'è l'università oggi per poi iscriverti anche tu a Lettere?" Niki gli sorride. Sì, gli ha offerto una scappatoia. Perché in amore si fa così.

S'infierisce solo se c'è qualcosa di veramente grave. Forse è questa la risposta che Niki vuole sentire. E proprio mentre sta per rispondere Alex realizza di colpo che è una trappola… mortale. Se dicesse sì, Niki capirebbe che allora lui non è una persona sincera, è un buffone, un ridicolo, un quaquaraquà, uno tutto chiacchiere e distintivo. Uno che non sa ammettere i propri sbagli, i limiti, le debolezze. E alla fine Alex sospira, comunque è andata bene. Insomma, sempre meglio che mi abbia beccato all'università piuttosto che sia amica di Raffaella. Così alza gli occhi e si mostra sincero.

"No, Niki… Non volevo iscrivermi a Lettere…"

"Ah…" Niki sembra sollevata. "Mi stavo preoccupando…"

Alex sorride, tenta di essere spiritoso.

"Avevi paura che andassi meglio di te?"

"No. Che non riuscissi a dire la verità." Alex rimane in silenzio, riabbassa gli occhi. Niki lo guarda dispiaciuta.

"E perché, Alex? Perché mi hai seguito? Cos'è che ti preoccupa, cosa pensi che non ti ho detto, che ti nascondo?"

Alex rimane in silenzio. "Hai ragione, scusami…"

Niki abbassa le spalle.

"Mi è sembrato tutto così strano oggi, mi sono sentita improvvisamente insicura."

"Tu?"

"Sì, io. Ci ho pensato tutto il giorno. Se tu all'improvviso non credi in me e pensi che io possa avere un'altra persona o che ti mento… Guarda, solo a dirlo mi trema la voce, mi sento male, ti giuro, mi viene così da piangere, mi si stringe lo stomaco anche se non abbiamo mangiato niente…"

E proprio in quel momento il signore cicciotto, padrone del locale e ipotetico amico di Niki, si avvicina al loro tavolo. "Allora, siete pronti? Volete ordinare?" Alex e Niki si girano contemporaneamente verso di lui. Hanno due facce così indurite dalla tensione che il proprietario capisce in un nanosecondo che non è proprio aria. "Ok, scusate, ehm… vedo che non siete ancora pronti, torno dopo, anzi, chiamatemi voi…" Fa dietrofront e torna alla cassa.

Alex e Niki lo guardano andar via.

Poi lei riprende. "Ecco, se hai pensato questo di me vuol dire che tu hai combinato qualcosa… Perché chi sospetta fa."

Alex rimane sorpreso.

"Io?" E per un attimo gli viene in mente Raffaella, ma capisce

che non c'entra proprio niente. E subito dopo ricompaiono i suoi amici vestiti da avvocati che annuiscono. Ma Alex se li scrolla di dosso.

"Niki, non dirlo neanche per scherzo… ma come puoi pensarlo?"

"Perché lo hai pensato tu di me…" E in un attimo gli occhi di Niki si gonfiano di lacrime. Rimangono così, sospese, trattenute dai suoi splendidi occhi grandi, come piccole bolle che si formano e che sono proprio lì lì per esplodere. E allora Alex allunga la mano attraverso il tavolo e prende quella di Niki, la stringe forte e si sente piccolo piccolo solo per averlo potuto pensare. "Amore, perdonami…"