"O faccio finta che mi sfugga." Niki poggia il bicchiere e lo guarda. Guido continua. "Ogni scelta è inevitabilmente un momento di dolore e di felicità."

"Ma…" Guido le mette una mano sulla bocca. "Shhh… Non parliamone. Non c'entro nulla io. È una tua scelta e come tale non devi risponderne che a te stessa e al tuo cuore, lì dove gli altri non sono invitati a entrare. Tu solo sai… No?"

Niki sorride. "Grazie."

"Vieni con me." Ma non le dà il tempo di rispondere. La prende per mano e la trascina via da tutta quella gente, tra braccia alzate che si muovono a tempo, ragazzi e ragazze che chiacchierano, amori che nascono o semplici simpatie che decidono di darsi una possibilità in più. Forse proprio come loro due. È così? Pensa Niki. E per lui? Lo guarda mentre la trascina fuori da quella grande sala dell'università, di colpo lontani dagli altri, e si accorge di ridere di questo, di esserne felice, piacevolmente distratta, rapita dalla normalità, dall'abitudine. È per lui che sta succedendo tutto questo? E per lui che è successo? È lui il motivo della mia confusione? È lui il motivo della mia improvvisa ribellione? E chiude gli occhi quasi spaventata, poi li riapre proprio in tempo per vedere Guido che si gira e le sorride.

"Tutto benino?"

Stavolta anche Niki sorride.

"Tutto bene." E così si lascia portare verso l'uscita.

"Ecco. Fermati." Rimangono immobili sulle scale di marmo.

Guido le sta vicino ora, le tiene sempre la mano. "Chiudi gli occhi." E Niki senza alcun timore segue le sue indicazioni. Guido si porta dietro di lei. ""Per sempre me ne andrò per questi lidi, tra la sabbia e la schiuma del mare. L'alta marea cancellerà le mie impronte, e il vento disperderà la schiuma. Ma il mare e la spiaggia dureranno in eterno." È di Gibran. Senti il rumore lontano, senti cosa ti sussurra il vento?" Si appoggia sulla sua spalla quasi sfiorandola, poi timoroso ed educato si avvicina alla sua guancia. "Le onde lontane ci chiamano, ci sfidano, spavalde, impavide, forti della loro stessa forza, ridono di noi… Il respiro della natura pensa che abbiamo paura… Non è così, vero, Niki? Noi accettiamo la sfida, vero?" E lo dice quasi implorando, pregando, chiedendo che quel momento così bello, così perfetto, non venga spazzato via da un suo semplice, piccolo, no. Niki allora apre gli occhi, lo guarda e improvvisamente non ha dubbi. E sorride.

"Noi non possiamo aver paura."

Guido quasi impazzisce di gioia. "Wow! Lo sapevo, lo sapevo! Andiamo." E corre giù per le scale trascinando Niki che quasi inciampa e lo segue ridendo.

"Piano! Vai piano! Che cavolo! Sei pazzo!"

Ma Guido non si ferma e salta gli ultimi scalini e va a perdifiato e supera l'angolo della strada arrivando davanti alla sua macchina. "Ecco. Queste saranno le nostre armi…" E indica le due tavole da surf già caricate sulla macchina.

"Ma io non ho nulla con me."

Apre il bagagliaio. "Ho una muta da donna 30, la misura americana…"

Niki è leggermente imbarazzata. È proprio la sua taglia. Guido decide di essere sincero. "L'ho chiesto a Luca e Barbara… Una volta avete fatto surf insieme, ha detto che la sua ti andava benissimo. E lei porta la 30."

Niki è un po'"sollevata. E poi è felice che Guido le abbia detto la verità. Alla fine la conquista del tutto. "L'ho comprata ieri… È nuova."

"E se ti dicevo no?"

"Al massimo te la regalavo per il tuo compleanno. A essere buoni non si rischia mai nulla…" La guarda. E quest'ultimo sorriso di Niki, poi, è la sua resa. E allora si lascia andare così, sale in macchina in silenzio, chiude gli occhi e la sente partire. È un attimo. E già si perde tranquilla lungo le strade della città.





Centoventotto


L'appartamento è piccolo ma ben curato. Pavimenti in parquet. Illuminazione a faretti. Arredamento essenziale e moderno. Un computer portatile è aperto su un tavolinetto di legno bianco. Alcune scaffalature di metallo leggero contengono libri sullo sport e il fitness, una lampada in stile anni Sessanta, un iPod.

"Ecco il mio regno… appoggia pure il borsone dove vuoi. Vado a mettere l'acqua per un buon caffè d'orzo. Ti va?" Susanna sorride. "Sì. Quello è perfetto." E Davide si allontana dietro un muretto che separa il cucinotto dalla zona pranzo.

Susanna si guarda intorno. Grandi foto alle pareti che ritraggono Davide in pose sexy, stile calendario, e in alcune in cui sta facendo Kickboxing. È davvero bello. E sente un leggero rossore sulle guance. Mi sento come una ragazzina. Chissà che penserebbero le mie amiche. E i miei figli? Ora sono a fare sport e mia madre andrà a riprenderli. Non posso trattenermi tanto. Susanna guarda l'orologio. E in quel mentre rientra Davide. "Eh no, mica vorrai andartene… non puoi perderti il famoso caffè d'orzo alla kick!" e ride di quel sorriso bellissimo che l'ha colpita dal primo giorno in palestra.

"Ok, non me lo perdo…"

"È quasi pronto… ma accomodati. Te lo porto di qua" e sparisce ancora per tornare dopo qualche istante con un piccolo vassoio, due tazzine colorate e due ciotoline di zucchero, di canna e normale. Appoggia tutto sul tavolo davanti al divano su cui Susanna si è appena seduta. E le si mette accanto.

"Prego…"

Susanna prende il cucchiaino, sceglie lo zucchero di canna e lo aggiunge al caffè. Inizia a girare. Poi beve.

"Mmm… ma è fortissimo!"

"Eh… il caffè d'orzo corretto con un goccio di Baileys, il caffè alla kick! Forte come un pugno… nell'occhio dei mariti!" e sorride bevendo anche lui.

"Dai, Susanna, non ho mai avuto modo di parlartene ma è da tanto che ti osservo e ci penso. Sei una donna bellissima, allegra, determinata. Una madre che non si arrende mai, una donna che può dare e dà tanto. Fidati… e lanciati ancora nella vita… ci sono tante cose che puoi scoprire e apprezzare… Te lo meriti. So che te lo meriti." Davide appoggia la sua tazzina ormai vuota sul vassoio. Prende quella di Susanna dalle sue mani. Poi la guarda. E le sorride. E lei si imbarazza e distoglie lo sguardo. E lui le prende dolcemente il mento e la tira a sé. E un bacio lento, caldo, tenero e poi più intenso cattura Susanna. E non sa che pensare. E non vuol più pensare. Si lascia andare a quell'abbraccio che diventa avvolgente, e il divano è comodo, e si ritrovano così, sempre più uniti. E passa il tempo. E non sa quanto. Indefinito. Poco o tanto non saprebbe dire. Sa solo, Susanna, di essere felice. Per un po'"dimentica tutto. Leggera. Se stessa.

Davide l'abbraccia forte e lei si copre col plaid giallo in pile, piegato ordinatamente fino a poco prima sul bracciolo del divano.

"Sai… l'altra volta quando mi accompagnasti a casa…"

"Eh…"

"Pensavo ci provassi e invece… mi sono detta: mica sarà gay?"

"Eh, se non ci proviamo siamo gay, se ci proviamo siamo i soliti porci, insomma, non andiamo mai bene…"

"No no, tu vai bene, eccome…" E Susanna si stringe di più a lui. E poi sorride serena, senza pensare a niente.


Centoventinove


Una canzone piano piano si diffonde nella macchina. Lovelight. È la musica perfetta. Niki sorride sempre senza aprire gli occhi. Cosa dice quella canzone? Ah, sì… "What am l supposed to do to keep from going under? Now you're making holes in my heart and yes it's starting to show…" Che buffo. Non ci aveva mai pensato. E poi sente accelerare e poco dopo sono nella campagna laziale, sull'Aurelia verso Civitavecchia. Verso il mare. Cambia il verde degli alberi per lasciare posto ai campi di grano, ai colori più chiari, alle ginestre ancora nascoste. Cambiano le piante, giovani ulivi lungo la strada si inchinano in saluti notturni, piegati dal fresco vento marino, brillano le loro mille foglie argentate baciate dai riflessi della luna. La station wagon blu con le tavole sopra rallenta ed esce dall'Aurelia. Si infila in una strada sterrata, trotterella, rimbalzando sui sassi rotondi, tra fronde di rami impolverate che leggere la accarezzano al suo passaggio, e un dolce raschiare accompagna per un po'"la macchina fin giù alla spiaggia, poi l'abbandona. Continua così a viaggiare, ora più silenziosa. Poco dopo si apre di fronte a loro il mare. Ecco la grande sfida. Il mare e la sua forza. Il mare e il suo potente respiro. Il mare e la sua rabbia divertita. Grosse onde si riversano sulla spiaggia. Schioccano cavalloni marini, spumeggiando imbizzarriti, corrono fino al bagnasciuga ed esplodono sui piccoli scogli che delimitano quella spiaggia. Alcune macchine con i fari accesi rivolti verso il mare dipingono di luce quelle onde. Surfisti spericolati appaiono e scompaiono scivolando sulle creste, scendendo giù come impavidi sciatori marini. "Yuuu!" Si sentono le urla fino a terra, mentre sulla spiaggia fuochi accesi con legna di pino e qualche vecchia trave di barche affondate chissà quando, crepitano riscaldando qualche surfista appena uscito dall'acqua, che racconta esaltato le sue precedenti gesta perdute nel buio della notte.

"Sei pronta?" Guido le sorride e scende dalla macchina.

"Sempre pronta per questo." Scende anche Niki e lo aiuta a

scaricare le tavole. Subito dopo le poggia per terra, si infila in macchina e inizia a spogliarsi, ma si ferma quando si accorge che lui è lì vicino. "Ehi… Mi puoi lasciare un po'"sola?"

Guido si volta. "Certo."

Niki spegne la luce interna. Poi lentamente controlla in giro. Ecco. Non c'è nessuno, è nel buio. Comincia a togliersi i vestiti, poi si infila la muta. Le sta perfetta. Scende dalla macchina, ripiega la camicia, il maglione, i pantaloni e li poggia sui sedili posteriori.

"Guido?"

Un attimo dopo è davanti a lei. "Ecco fatto, è tutto a posto?"