Niki lo guarda e sorride. "Mi sembra una cosa fantastica."

E in un attimo scende dalla macchina, fa qualche passo a piedi nudi sulla roccia fredda e porosa che circonda la pozza, poi lentamente entra in acqua con la sua muta leggera addosso. Si immerge. "Ma è stupendo… vieni." E un istante dopo anche Guido fa una corsa veloce in punta di piedi e scivola piano piano vicino a lei.

"Allora? Non ti ho delusa, vero? E fantastico questo posto… Ci eri mai stata?"

"No." Rimane in silenzio, poi Niki, immersa fino al mento dentro quell'acqua così calda ammette: "Ma è bellissimo, ti giuro, rilassa da morire…".

Guido le sorride. "E non sai come fa diventare la pelle…" Poi si corregge. "Anche se la tua è già bellissima."

Niki sfugge al suo sguardo e si immerge un po'"di più, ora l'acqua le arriva quasi sotto il labbro. Le sembra di stare in una vasca, come a casa, quando da piccola faceva il bagno. E tanto tempo che non le capita più. È proprio rilassante.

"La cosa strana di queste pozze è che se ti allontani dal centro l'acqua diventa un po'"più fredda…"

Guido annuisce. "Uhm… Uhm…" Poi gli viene un'idea. "Seguimi!" La prende per mano e la fa uscire. "Ma ho freddo!"

"Vieni, vedrai che staremo ancora meglio."

Si arrampicano da bravi surfisti sul bordo della cascata fino ad arrivare alla pozza superiore. Qui c'è un'altra cascata che arriva ancora da più in alto e dove non c'è nessuno. "Vieni!"

Guido entra per primo, Niki lo segue. "È caldissima qui, è stupendo…"

"Sì, mettiamoci sotto."

"Come?"

"Così." Guido nuota verso il centro e si mette sotto l'acqua, che calda casca da almeno due metri più in alto e si rompe sulle sue spalle, sulla testa, sulla schiena, facendogli quasi un vigoroso massaggio. "Vieni, Niki! È bellissimo! Che, hai paura?"

"Non ho paura di niente!" E un attimo dopo è vicino a lui, sotto quell'acqua che quasi la travolge, e Niki resiste e muove le spalle sotto quel getto potente e si sente sciogliere i muscoli, sempre di più, sempre più rilassata e serena. Erano mesi che non stava così. Sotto quell'acqua calda Niki chiude gli occhi e si lascia trasportare da quel pensiero, un sospiro lungo, più lungo, poi completamente abbandonata. Ah… Che bello, ci voleva proprio. Poi d'improvviso si sente prendere per un braccio. Apre gli occhi e si sottrae alla caduta dell'acqua. È Guido. La sta tirando a sé, tra la cascata e le rocce, nascosti da tutto e da tutti, in una piccola grotta dove l'acqua che cade dall'alto davanti a loro è come una tenda. Attraverso quei getti si intravede la luna, ai bordi della cascata invece c'è solo il bosco scuro.

"Allora, Niki… Ti piace?"

"Moltissimo… Questo posto ti rimette al mondo, sul serio. Qui ti ricarichi completamente, ora potrei surfare per ore."

Guido la tiene ancora per mano e poi la guarda negli occhi. "Dove vanno queste mie parole, dove fuggono… Hanno forse paura di dire ti amo?"

E Niki rimane a bocca aperta, non può crederci. "Ma è la mia frase, quella frase che avevo messo nella bottiglia!"

Guido le sorride. "Dopo averti accompagnato a casa, ho corso tutta la notte lungo il fiume. Non avrei mai potuto permettere che qualcun altro le trovasse al posto mio…" Un sorriso ancora, e poi lentamente le si avvicina. Le sue labbra piano piano sotto quella cascata. E allora quel sorriso così vicino, così bello. Quelle parole poi. Tutta la notte ho corso lungo il fiume. Ancora più vicino… Non avrei mai potuto permettere… Ancora di più… Che qualcun altro trovasse le tue parole al posto mio. E allora Niki chiude gli occhi e non vede più niente, né con la mente, né con il cuore, né quel faro lontano, altri giorni, altri tempi, quell'Isola Blu, il mare, i ricordi. Niente più. E finalmente si butta, salta e cade tra le sue braccia, persa in quel bacio morbido, di calde labbra dimenticate, di confusione umana, di colpa e di perdono allo stesso tempo, lei giovane ragazzina travolta da uno sciocco, stupido desiderio, essere libera ancora una volta. E subito dopo, in un attimo sono sotto quella cascata, quasi liberatoria, e si staccano e si cercano e ridono, imbarazzati, divertiti, di quello strano passo, così leggero, così bello, così pulito… E non solo per tutta quell'acqua. Niki si lascia galleggiare. Poggia indietro la testa. Sente le orecchie tappate e rumori lontani, strani echi marini in quella pozza sulfurea. I suoi capelli scendono giù, così le sue braccia, abbandonate lungo i fianchi, sfiora poi con le dita sott'acqua qualche piccola pietra arrotondata dallo zolfo. Tra i fumi della pozza e tutto quello che è accaduto, improvvisamente è persa. Chi sono io? Dove sono finita? Cosa accadrà di me? E il mio amore? Il mio amore forte, solido, convinto, quasi rabbioso, determinato, deciso malgrado il

mondo contrario alla nostra differenza di età? Alex… Perché mi hai abbandonato? Anzi, no. Perché ti sto abbandonando io? Ma non è sempre colpa di entrambi? E rimane così, distesa in quell'acqua, sfinita da mille domande che non trovano risposta. Silenzio. Ho bisogno di silenzio. Cuore, non chiedermi nulla, mente, lasciami andare. E solo una lacrima allora abbandona i suoi occhi, scende e scivola giù sulla sua guancia al riparo da tutto e tutti, furtiva, nascosta, come una piccola ladruncola che ha fregato qualcosa al mercato e sgattaiola via così, perdendosi tra la gente, allo stesso modo quella lacrima finisce in acqua esaurendo il suo breve percorso e tutti quei perché che l'avevano generata. Niki rimane ancora un po'"in acqua. Poi si solleva e gli sorride. Guido la guarda curioso, quasi preoccupato, forse leggermente pentito, forse. "Ho sbagliato?"

Niki si mette a ridere. "Se qualcuno ha sbagliato quella sono io… Ma lo sapevo… E poi…" Guido la guarda aspettando il seguito di quella frase. "E poi?"

"Lasciamo stare…"

"No no, ti prego, dimmi…" E le prende di nuovo la mano, anzi tutt'e due le mani, per un attimo timoroso, quasi prudente, indeciso se oltrepassare di nuovo il limite. "E poi?"

Niki gli sorride. "E poi… Avevo voglia di fare un bagno." Ed esce dalla pozza. Guido la guarda. Per la prima volta in quella muta dipinta dalla luna, incorniciata dal verde di quel bosco buio, vede una donna. Ne vede il corpo disegnato, deciso, femminile, morbido, arrotondato. E per la prima volta non è più un semplice gioco. Ora è desiderio vero. E sente un brivido, forte, intenso, che gli percorre la schiena, che gli stringe la pancia, che non gli concede tregua in quell'attimo che sembra non finire. Poi Niki si gira e lo vede in quella pozza, immerso nell'acqua con quei fumi leggeri che esalano davanti a lui. Vede i suoi occhi nell'oscurità, le sue labbra carnose, il suo desiderio chiaro in quella luce notturna. "Allora, che fai? Vieni?" Guido esce silenzioso. Non si dicono più nulla e poco dopo sono in macchina. Poi oltre le colline, sull'Aurelia e infine in città. Si fermano sotto casa di Niki. È stato un viaggio fatto di silenzio. Guido la guarda. Lei ha ancora negli occhi quella campagna e nessuna voglia di confrontarsi con la realtà. Poi Niki si gira verso di lui. "Grazie. È stata una bellissima serata." E gli dà un bacio leggerissimo sulle labbra e scappa via. Così leggero che sembra quasi non dato, che lascia ancora mille interrogativi alle spalle. Chi siamo noi? Amici? Amanti? Innamorati? Fidanzati? Nulla? E con quest'ultima domanda la vede sparire dentro il portone.

Niki non chiama l'ascensore. Sale a piedi per fare meno rumore possibile. Guarda l'orologio. No. Non ci posso credere, le quattro e mezza. Quant'era che non facevo così tardi? Una vita… Arrivata davanti alla porta di casa infila piano le chiavi nella toppa e le gira lentamente. Tac. Per fortuna non hanno messo il blocco. Così entra e richiude la porta con tutte e due le mani, accostandola con cautela per non far scattare la serratura. Poi si toglie le scarpe e in punta di piedi va verso la sua camera. Quando nel corridoio passa davanti a quella dei suoi controlla sotto la porta. La fessura è buia. Non hanno la luce accesa. Meno male. Niki non sa che in quella stanza, Simona è di nuovo sveglia. Le è bastato lo scatto leggerissimo della porta di casa per farle aprire gli occhi, o forse è stato qualcos'altro, chi lo sa. Fatto sta che segue i passi di sua figlia come se la vedesse, e, proprio come tutte le mamme ha capito, fino a che punto non si sa… Ma ha capito. Poi sente la porta della camera di Niki chiudersi, allora fa un lungo respiro e cerca di nuovo il sonno. Si rigira nel letto. Ma devo fare qualcosa? Posso intervenire nella vita di mia figlia? Chi sono io per dirle qualcosa? Sua madre. Sì, è vero, certo. Ma posso sapere del suo amore? Come posso interpretare, decidere, tradurre il suo sentimento, quello che prova, che sente, che sogna… Se ora è felice o triste o spaventata… Ci sta ripensando? Sta valutando. Niki è sempre una ragazza, matura a volte, fin troppo grande per la sua età. È giusto allora che viva la sua vita, che sia favola o cruda realtà, che lei cada o si rialzi, che proceda spedita o arranchi, che viva tre metri sopra il cielo o sotto terra. Il ruolo della madre è questo, starle sempre silenziosamente accanto, pronta a raccoglierla e tirarla su quando serve, lasciarle la massima libertà di scelta ed essere d'accordo con le sue decisioni, sperando che combacino anche con la sua felicità! Che noia. Come sono noiosa… Che mamma noiosa. E si trova a sorridere ripensando alle sue riflessioni. Ma sì, Niki, sai che farò? Non ti romperò le scatole. Accetterò ogni tua scelta sperando che sia una scelta di felicità. Ecco… Poi vede Roberto, vicino a lei, che dorme, addirittura con un russare leggero. Ma guardalo! Dovrei fare come lui. Dorme e se ne frega di chiunque e soprattutto di quello che succede in questa casa! E russa pure! E così, almeno per questa ragione, gli dà un calcio deciso e secco colpendolo alla gamba. Roberto fa un piccolo balzo, poi uno strano respiro più profondo del solito. Sbatte un po'"le labbra come se avesse fame, come se