questo cenone favoloso?"
Step si siede a tavola. Non è in vena di scherzare ma è fe-
lice. Suo fratello si è dimenticato della questione della sera
prima.
"Come mai sei qui? Non dovevi andare a cena da Manuela?"
"Impegno rimandato. Preferisco stare con mio fratello. Fac-
ciamo un patto, però! Anche se il cenone fa schifo, tu lasci sta-
re i miei occhiali..." Paolo tira fuori dal taschino della giacca
un paio di occhiali nuovi di zecca. "Non ti dico quanto li ho
pagati sennò poi dici che penso sempre ai soldi. Comunque è
proprio vero, sotto Natale i negozianti se ne approfittano!"
Paolo posa sul tavolo vicino a Step un'enorme insalata con
rughetta, grana e pezzi di funghi chiari.
"Et voilà! Cucina francese!"
Step nota che si è messo un normale grembiule chiaro.
Quello a fiori che gli ha regalato Babi è attaccato vicino al la-
vandino. Si chiede se il fratello ci ha pensato.
"A parte gli scherzi, come mai non sei a cena da Manuela?"
"Ma che è stasera, un interrogatorio? È Natale, dobbiamo
essere felici, parliamo d'altro. È una brutta storia."
"Mi dispiace." Step prende un pezzo di grana e se lo met-
te in bocca.
"Sì, grazie. Cerca però di non finirti l'insalata, eh? Senti,
perché non vai di là e cominci ad apparecchiare? La tovaglia
è lì sotto."
Step ne prende una a caso.
"No, prendi quella rossa. È più pulita e poi è Natale. A pro-
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posito, hanno telefonato papa e mamma... volevano farti gB
auguri. Perché non li richiami?"
"Ho provato... è occupato." Step va in salotto.
"Perché non riprovi adesso?"
Step decide di non rispondere.
"Fai come vuoi... Io te l'ho detto." Paolo si brucia un dito
per controllare se la pasta è pronta. Anche lui decide di non in-
sistere.
Più tardi, sono seduti uno di fronte all'altro. Un piccolo al-
bero di Natale lampeggia su un mobile là vicino. La televisio-
ne è accesa ma senza volume, presentatori natalizi parlano sul-
la musica allegra dello stereo.
"Cavoli, Paolo, è buonissima questa pasta. Sul serio."
"Ci voleva un po' più di sale."
"No, secondo me va bene così." In un attimo ritorna pri-
gioniero dei ricordi. Babi metteva un altro po' di sale sempre
su tutto. Lui la prendeva in giro perché lo faceva comunque,
con ogni piatto, ancora prima di assaggiarlo.
"Ma provalo no, può essere che è già salatissimo."
"No, non capisci, a me piace proprio metterci il sale..." Dol-
ce testarda. No, non si capisce. Non si può capire. Com'è suc-
cesso? Come può non essere più? Come può stare con un al-
tro? Rivede quella macchina dalla guida sicura. Li immagina
stare insieme, abbracciati.
Di una cosa sono sicuro. Non potrà amarla come l'amavo
io, non potrà adorarla in quel modo, non saprà accorgersi di
tutti i suoi dolci movimenti, di quei piccoli segni del suo viso.
È come se solo a lui fosse stato concesso vedere, conoscere il
vero sapore dei suoi baci, il reale colore dei suoi occhi. Nessun
uomo mai potrà vedere ciò che ho visto io. Lui meno di tutti.
Lui reale, crudo, inutile, materiale. Lo disegna così, incapace
di amarla, desideroso solo del suo corpo, incapace di vederla
veramente, di capirla, di rispettarla. Lui non si divertirà a quei
dolci capricci. Lui non amerà anche la sua piccola mano, le
sue unghie mangiate, i suoi piedi leggermente cicciotti, quel
piccolo neo nascosto, non poi così tanto. Forse lo vedrà sì, che
terribile sofferenza, ma non sarà mai capace di amarlo. Non
in quel modo. La tristezza si impadronisce dei suoi occhi. Pao-
lo lo guarda preoccupato.
"Fa proprio schifo, vero? Se non ti va più, lasciala. C'è un
secondo favoloso."
Step alza il viso verso il fratello, scuote la testa cercando di
sorridere.
"No, Fa', è buona, sul serio." ' .iiwfc.'WM
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"No, è una brutta storia."
"Peggio della mia?" Step annuisce. Si sorridono. Uno sguar-
do fraterno nel vero senso della parola, forse solo allora per la
prima volta. Poi all'improvviso, il campanello della porta. Un
suono lungo e deciso spezza l'aria, portando con sé gioia e spe-
ranza. Step corre verso la porta, l'apre.
"Ciao Step."
"Oh, ciao Pallina." Cerca di nascondere la sua delusione.
"Vieni, vuoi entrare?"
"No grazie, sono passata a farti gli auguri. Ti ho portato
questo." Gli da un piccolo pacchetto.
"Lo apro adesso?"
Pallina annuisce. Step lo rigira tra le mani trovando il ver-
so giusto, lo scarta veloce. Una cornice in legno e dentro il re-
galo più bello che avesse mai potuto desiderare. Lui e Pollo
sulla moto, abbracciati, con i capelli corti, le gambe alzate, la
risata al vento. Qualcosa gli fa male dentro.
"Pallina, è bellissima. Grazie."
"Dio Step, quanto mi manca."
"Anche a me." Solo allora si accorge di com'è vestita Palli-
na. Quante volte ha visto quel giubbotto di jeans dietro la sua
moto, quante pacche gli ha dato, con amicizia, con forza, con
allegria.
"Step, ti posso chiedere una cosa?"
"Tutto quello che vuoi."
"Abbracciami." Step le si avvicina timoroso, allarga le brac-
cia e l'accoglie fra le sue. Pensa al suo amico, a quanto ne era
innamorata. "Stringimi forte, più forte. Come faceva lui. Sai
mi diceva sempre... Così non mi scappi più. Resterai sempre
con me." Pallina appoggia la testa sulla sua spalla. "E invece
se n'è andato lui." Comincia a piangere. "Me lo ricordi da mo-
rire, Step. Lui ti adorava. Diceva che solo tu lo capivi, che era-
vate uguali, voi due."
Step guarda lontano. La porta è leggermente sfuocata. La
stringe forte, più forte.
"Non è vero, Pallina. Lui era molto meglio di me."
"Si, è vero." Sorride tirando su con il naso. Pallina si stac-
ca da Step. "Be', ora vado a casa."
"Vuoi che ti accompagno?"
"No grazie. C'è giù Dema che mi aspetta."
"Salutamelo." «i-.hvr' u <, >' >. »\ . <^nr
"Buon Natale Step." "*> r f " '
"Buon Natale."
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La guarda entrare nell'ascensore. Pallina gli sorride un'al-
tra volta poi chiude le porte e spinge il bottone T. Mentre scen-
de tira fuori dal giubbotto il suo pacchetto di Carnei light. Si
accende l'ultima sigaretta, quella capovolta. Ma la fuma con
tristezza, senza speranza. Sa che il suo unico, vero desiderio,
è irrealizzabile.
Step va in camera sua e posa la foto sul comodino poi tor-
na a tavola. Vicino al suo piatto c'è un pacco incartato.
"E questo che cos'è?"
"Il tuo regalo." Paolo gli sorride. "Non lo sai che a Natale
ci si scambiano i regali?"
Step comincia ad aprire il pacco. Paolo lo osservava diver-
tito.
"Ho visto che ieri hai bruciato tutti quei disegni e ho pen-
sato che ora non hai più niente da leggere."
Step lo scarta del tutto. Gli viene quasi da ridere. I y
"II mio nome è Tex." r^a
II fumetto che più odia.
"Se non ti piace lo puoi cambiare."
"Scherzi Paolo, grazie. Non ce l'ho sul serio. Aspetta un at-
timo, anch'io ho qualcosa per te."
Poco dopo torna dalla sua camera con un astuccio. L'ha
comprato quel pomeriggio mentre aspettava sotto casa di Ba-
bi. Prima di vederla. Preferisce non pensarci.
"Tieni."
Paolo prende il regalo e lo apre. Un paio di Ray-Ban neri
Predator appaiono nelle sue mani.
"Sono come i miei. Sono durissimi e non si rompono mai.
Anche se qualcuno te li fa cadere per terra." Gli sorride. "Ah,
a proposito, non li puoi cambiare."
Paolo se li mette.
i "Come ci sto?"
"Benissimo! Cazzo, sembri un duro. Metti quasi paura."
Poi improvvisamente appare nella sua mente, lucida, per-
fetta, divertente.
"Senti Pa', ho un'idea ma non mi dire di no come al solito.
Oggi è Natale, non me lo puoi rifiutare!"
Il vento freddo gli scompiglia i capelli.
"Potresti rallentare, Step?"
"Ma se sto a ottanta."
"In città non bisognerebbe superare i cinquanta."
"Piantala, lo so che ti piace." Step accelera. Paolo lo ab-
braccia forte. La moto corre veloce per le strade della città, at-
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traversa incroci, supera semafori gialli, silenziosa, agile. I due
fratelli sono sopra di lei abbracciati. La cravatta di Paolo si li-
bera dal giubbotto e sventola allegra nella notte i suoi rombi
seri. Più in alto sotto i nuovi occhiali scuri, Paolo guarda ter-
rorizzato la strada, pronto a notare qualsiasi pericolo. Davan-
ti a lui Step guida tranquillo. Il vento accarezza i suoi Ray-Ban.
Alcune persone posteggiano frettolose in seconda fila davanti
a una chiesa. Vanno a messa. Religiosità natalizia, preghiere
appesantite dal sapore di panettone. Per un attimo viene an-
che a lui la voglia di entrare, di chiedere qualcosa, di pregare.
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